28 April 2007

L’impatto della pesca nella zona di Kalamos, Grecia


Nel tentativo di contribuire alle azioni di tutela nell'area di Kalamos, la scorsa estate l’Istituto Tethys ha cominciato a monitorare lo sforzo di pesca locale, dapprima in modo opportunistico, e poi sistematicamente (a partire dal novembre 2006). Questo sforzo si sta traducendo in notevoli informazioni aggiuntive per capire quello che succede.

Non siamo scienziati della pesca, ma stiamo cercando di dare un senso a 16 anni di ricerca in questa parte della Grecia, e di promuovere interventi gestionali che sono diventati quanto mai urgenti.

I dati sulla pesca in quella zona sono incompleti, deliberatamente alterati, difficili da reperire, oppure mancano del tutto. Informazioni affidabili raccolte di prima mano sullo sforzo di pesca e sulla quantità e qualità di sbarcato possono aiutarci a comprendere i meccanismi che hanno determinato il declino dei delfini comuni e di altri grandi predatori, e forniscano una solida base di dati sui quali impostare interventi volti alla tutela di questo ambiente prezioso.

Queste informazioni serviranno anche a integrare e migliorare la modellistica dell'ecosistema che la nostra collega Chiara Piroddi sta facendo all'UBC Fisheries Centre di Vancouver (con Daniel Pauly e Villy Christensen), nell'ambito della sua tesi di Master.

Anche senza applicare dei modelli, salta all'occhio l'impatto sull'ecosistema delle barche con reti a circuizione, ciascuna delle quali pesca in una notte una media di 670 Kg di pesci epipelagici che costituiscono potenziali prede per delfini comuni, tonni e pesci spada.

Se si considera che un delfino comune mangia in media 2-3 Kg di pesce al giorno, una di queste barche preleva dalla rete trofica di Kalamos tanto quanto un gruppo di 220-330 delfini comuni. Sarà per questo che delfini comuni, tonni e pesci spada sono pressoché spariti da queste acque nel giro di dieci anni?

L'impatto degli altri metodi di pesca pare più modesto, anche se è noto da studi precedenti che la pesca a strascico ha avuto un forte impatto sulle risorse demersali in quella zona.

Ora si tratta di quantificare meglio l'impatto della pesca artigianale, per la quale mancano ancora dati di sbarcato. Ma è verosimile che nonostante il gran numero di barche l'impatto complessivo di questo tipo di pesca sia modesto.

Per risolvere la situazione la soluzione potrebbe essere estremamente semplice: una migliore gestione della pesca nell'area di Kalamos. Non sarebbe difficile né dal punto di vista gestionale (ad esempio nel vicino Golfo di Amvrakikos la pesca a circuizione e la pesca a strascico sono vietate da tempo), né socio-economico (la pesca a circuizione è prerogativa di pochissimi armatori che impiegano personale extracomunitario e stagionale, e in ogni caso si tratta di pochissime barche).

Purtroppo, pare che la volontà politica di fare qualcosa manchi del tutto... ma noi continuiamo a provarci.

Giovanni Bearzi e Joan Gonzalvo Villegas

---
Per approfondimenti:
Bearzi G., Politi E., Agazzi S., Azzellino A. 2006. Prey depletion caused by overfishing and the decline of marine megafauna in eastern Ionian Sea coastal waters (central Mediterranean). Biological Conservation 127(4):373-382. (444 Kb)

25 April 2007

Spagna-Italia 2-0


Se nel marzo scorso guardavamo alla Spagna con stupore, ora siamo affascinati, e anche un po’ invidiosi, per il crescente interesse dimostrato dal mondo politico spagnolo nei confronti dei cetacei.

Dopo avere imposto alle navi limiti di velocità per ridurre il rischio di collisioni con balenottere e capodogli (vedi La Spagna protegge le balene. E l’Italia? in questo blog), ora impone una modifica delle rotte maggiormente trafficate.

Il Mare di Alborán, nella porzione occidentale del Mediterraneo, ospita un gran numero di cetacei. Le specie abitualmente avvistate comprendono delfini comuni, stenelle striate, globicefali, balenottere comuni, tursiopi, grampi, ma anche capodogli, zifii, orche e pseudorche. L’area rappresenta uno degli ultimi “paradisi” cetologici del Mediterraneo. Ciò nonostante, si verifica un intenso passaggio di navi mercantili e petroliere. Si stima che circa il 30% del traffico mondiale attraversi queste acque. L’integrità di questo ricco ecosistema è quindi costantemente minacciata.

Le ricerche svolte da Ana Cañadas e Ricardo Sagarminaga nell’ambito di un progetto europeo LIFE Nature hanno evidenziato che quest’area è di fondamentale importanza per la biodiversità marina e hanno identificato le principali misure gestionali per tutelare i cetacei. Sulla base di queste proposte è stata presa una decisione molto importante. L’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) e la Marina Mercantile Spagnola hanno, infatti, stabilito di allontanare dalla fascia costiera alcune delle rotte più trafficate, spostandole 20 miglia più a sud.

Questa iniziativa è di fondamentale importanza se si pensa che nel Mare di Alborán vivono le ultime popolazioni abbondanti di delfino comune e tursiope, che in altre parti del Mediterraneo stanno ormai scomparendo.

Spostare le rotte non significa certo eliminare il disturbo o gli sversamenti di petrolio, ma è sicuramente indice di un crescente interesse verso la tutela dei cetacei e rappresenta un'altra “tappa storica” nella effettiva conservazione di questi animali.

Ora si spera che l’Italia e gli altri Paesi mediterranei colgano la sfida e non rimangano tristemente indietro.

Silvia Bonizzoni

----
Per maggiori informazioni:
http://www.belfasttelegraph.co.uk/news/world-news/article2481261.ece

16 April 2007

Inaugurato il Santuario dei Cetacei


Lunedì 16 aprile alle ore 11.30, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, apre ufficialmente i battenti la sede del Segretariato Permanente del Santuario dei Cetacei sita presso la splendida cornice del Palazzo Ducale di Genova. A fare gli onori di casa la Regione Liguria con il Presidente Claudio Burlando e l'Assessore all'Ambiente Liguria Franco Zunino oltre al Segretario Esecutivo del Santuario Philippe Robert.

Il vicepresidente di Tethys Simone Panigada è stato chiamato a far parte del Comitato Tecnico Scientifico, mentre il Presidente onorario di Tethys Giuseppe Notarbartolo di Sciara è nel Comitato di Pilotaggio del Santuario. Un Santuario nato proprio in seguito a una proposta fatta dall’Istituto Tethys (il “Progetto Pelagos”) sulla base dei dati ottenuti nel corso di campagne di ricerca svolte in quest’area sin dal 1988.

"Dopo l’accordo definitivo di Italia, Francia e Principato di Monaco, e dopo le Conferenze Straordinarie delle parti Contraenti del 2004 e 2005, durante le quali è stato approvato il Piano di Gestione per il Santuario e stabilita a Genova la sede del Segretariato – ha detto Panigada – questo incontro arriva a conferma dell’impegno dell’Italia nei confronti di Pelagos. Adesso che la parte di coordinamento è completata – ha aggiunto – i tempi sono maturi per l’attuazione di concrete misure di tutela per salvaguardare balene e delfini".

---
Per maggiori informazioni:
http://www.galileonet.it/primo-piano/8256/balene-poco-sicure
http://www.tethys.org/sanctuary.htm
http://disciara.net/gns_pelagos.htm

15 April 2007

L’Adriatico sotto gli occhi degli esperti


Il 12 e il 13 aprile, presso il prestigioso Istituto Superiore Studi Militari Marittimi dell’Arsenale di Venezia, si è tenuto il convegno intitolato “L’Alto Adriatico: azioni, collaborazioni e integrazione scientifica per la valorizzazione della risorsa mare”, tappa conclusiva di un progetto europeo durato quattro anni.

Il progetto, iniziato nel 2003 e attivato nell'ambito del Programma Interreg III Italia-Slovenia, ha portato all'istituzione dell'Osservatorio Alto Adriatico, con funzioni di controllo e coordinamento sulle attività di ricerca in mare. Nell’ambito del progetto sono stati svolti un gran numero di studi nel bacino settentrionale dell’Adriatico, con l’obiettivo di monitorare la qualità delle acque e alcune aree di particolare pregio ambientale. Inoltre, il progetto ha permesso l'istituzione di una rete regionale di boe meteomarine e la creazione di un sistema gestionale denominato Sistema Dati Mare Veneto.

Al convegno hanno preso parte l’ARPAV e numerosi organismi scientifici del Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, oltre a ricercatori di Croazia e Slovenia. Un nutrito gruppo di esperti ha fatto il punto sullo stato di salute dell’Adriatico, individuando alcuni interventi prioritari per la sua salvaguardia.

Ma non si è parlato solo di qualità delle acque, mucillagini, plancton e fondali marini: una parte del progetto verteva infatti sui delfini. L’Istituto Tethys, che opera in Adriatico da oltre vent’anni, ha presentato il lavoro svolto in collaborazione con l’Istituto di Scienze Marine del CNR di Venezia. Il Presidente di Tethys, Giovanni Bearzi, ha illustrato la situazione dei cetacei dell’Alto Adriatico, passando in esame le conoscenze storiche e i fattori che hanno determinato il declino di questi animali. Fino agli anni Sessanta i delfini erano molto abbondanti in Adriatico, ma sistematiche campagne di sterminio, soprattutto sul versante orientale, hanno provocato la morte di migliaia di animali. Per oltre un secolo i delfini sono stati considerati animali nocivi e nemici dei pescatori, e per questo uccisi con ogni mezzo. Nel momento in cui le uccisioni sono cessate, è iniziato un progressivo degrado ambientale dovuto soprattutto a pesca eccessiva e inquinamento. Questo ha impedito alle popolazioni di delfini di ristabilirsi, al punto che delle due specie una volta abbondanti in Alto Adriatico - il tursiope e il delfino comune - la seconda è scomparsa del tutto mentre la prima sopravvive in numeri molto esigui.

I risultati delle campagne oceanografiche svolte da Tethys nell’ambito di Interreg III dal 2003 al 2006 hanno confermato che il tursiope è l’unico cetaceo regolare in Alto Adriatico, e che la densità di animali è molto bassa. Questi delfini vengono incontrati più frequentemente nel periodo estivo, soprattutto al largo del Po, e in corrispondenza di una maggiore ossigenazione delle acque. Proprio la concentrazione di ossigeno, rilevata in contemporanea dagli esperti del CNR, sembra rappresentare un importante fattore per “predire” la presenza di delfini entro una data zona. D’inverno invece gli animali si disperdono ed è più difficile incontrarli.

Il lavoro svolto in queste campagne di ricerca rappresenta uno dei primi esempi di collaborazione fruttuosa tra cetologi e oceanologi, e un modello da seguire nella tutela e nella valorizzazione di un ambiente complesso come quello Adriatico.

Interreg III è volto al termine, ma la speranza di tutti è di continuare gli studi, le ricerche e le collaborazioni sviluppate in questi anni per conoscere sempre più a fondo il nostro mare e tutelarlo al meglio delle nostre capacità.

Silvia Bonizzoni

12 April 2007

Perché i cetacei saltano?



Aristotele, nella sua Historia animalium, è stato il primo a interrogarsi sulle “prestazioni” aeree dei cetacei, in particolare dei delfini. Da allora solo pochi ricercatori si sono interessati alla comprensione di queste esibizioni spettacolari e alla loro contestualizzazione ai diversi ambiti e ambienti. La domanda è dunque ancora aperta: perché i cetacei saltano?

Secondo alcuni i salti degli odontoceti di piccola e media taglia potrebbero essere utilizzati allo scopo di riaffermare il proprio ruolo, oppure per richiamare l’attenzione degli altri individui del gruppo. Per altri autori i salti servirebbero a stordire i pesci vicini alla superficie, in modo da poterli catturare più facilmente, o ancora aver luogo nell’ambito di interazioni agonistiche tra maschi adulti.

Nel 1800 veniva attribuito al salto un puro e semplice scopo ricreativo, oppure una funzione di pulizia della pelle dei cetacei, dal momento che grazie all’impatto sulla superficie dell’acqua si staccherebbero diverse specie di parassiti. Più di recente alcune performance aeree sono state interpretate come reazione a condizioni di stress (ad esempio durante l’avvicinamento o il disturbo causato da imbarcazioni), come evoluzioni legate al gioco, alla ricerca delle prede, alla visione fuori dall’acqua, all’attività respiratoria in situazioni di mare agitato, al mantenimento della coesione sociale, a manifestazioni di prestanza fisica, alla fuga dai predatori e alla comunicazione non vocale.

Tutti gli autori concordando sul fatto che le attività aeree dei cetacei non svolgono una singola funzione.

E i grandi cetacei? Sembra impossibile che animali colossali possano prodursi in evoluzioni acrobatiche. Eppure, grazie alla loro velocità in acqua, anche esemplari del peso di 70 tonnellate riescono a effettuare salti straordinari, e senza disperdere troppa energia.

Nella scorsa stagione di ricerca una balenottera comune si è prodigata davanti ai nostri occhi in ben 14 salti consecutivi. Quattordici! In quel caso, avevano probabilmente ragione gli scienziati dell’800, visto che analizzando le foto abbiamo scoperto che l’esemplare aveva una lampreda attaccata al fianco, e che solo nel momento in cui è riuscito a liberarsene, lasciando la lampreda a galleggiare nella schiuma dell’ultimo salto, ha interrotto le acrobazie aeree.

Nella maggior parte dei casi non è possibile sapere con certezza perché i cetacei saltino… ma possiamo provare a spiegare che cosa si prova ad assistere a uno spettacolo del genere. Se i delfini riescono a trasmettere un senso immediato di divertimento e gioco, spensieratezza e agilità, le balene e i capodogli ci provocano un vero “tuffo al cuore”. E’ una dimostrazione di pura e assoluta potenza e allo stesso tempo di inimmaginabile eleganza e leggerezza.

Assistere a un breach di una balenottera o di un capodoglio ci lascia senza fiato, completamente esterrefatti. E quello che lascia a bocca aperta (non solo metaforicamente) è che davvero non te l’aspetti. Si pensi a un animale di 50 tonnellate che esce dall’acqua a una velocità impensabile, per poi ricadere sollevando un vero e proprio muro d’acqua. Non puoi fare altro che rimanere in silenzio, con l’immagine scolpita a lungo nella mente, e nutrire ammirazione e rispetto per questi animali.

Non siamo certi del perché il capodoglio e le balenottere che abbiamo avuto la fortuna di osservare la scorsa estate siano saltati fuori dall’acqua, ma ancora oggi quel ricordo è vivido e chiaro, come un bel sogno che non dimenticheremo mai.

Nino Pierantonio, Veronica Littardi e Sabina Airoldi

---
Per saperne di più:

Hester F. J., Hunter J.R., Whitney R.R. 1963. Jumping and spinning behavior in the spinner porpoise. Journal of Mammalogy 44(4):586-588.
Lars B., Samuels A. 2005. Evaluating the effects of nature-based tourism on cetaceans. Pp. 229-256 in: N. Gales, M. Hindell and R. Kirkwood (eds.) Marine Mammals: Fisheries, Tourism and Management Issues. CSIRO Publishing, Melbourne.
Lusseau D. 2006. Why do dolphins jump? Interpreting the behavioural repertoire of bottlenose dolphins (Tursiops sp.) in Doubtful Sound, New Zealand. Behavioural Processes 73(3):257-265.
Marini L., Consiglio C., Catalano B., Valentini T., Villetti G. 1996. Aerial behavor in fin whales (Balaenoptera physalus) in the Mediterranean Sea. Marine Mammal Science 12(3):489–495.
Pryor K.W. 1986. Non-acoustic communicative behavior of the great whales: origins, comparisons, and implications for management. Rep. Int. Whal. Comm. 8:89-96.
Waters S., Whitehead H. 1990. Aerial behaviour in sperm whales. Canadioan Journal of Zoology 68(10):2076-2082.
Wilke M., Bossley M., Doak W. 2005. Managing human interactions with solitary dolphins. Aquatic Mammals 31(4):427-433.

11 April 2007

Corso di formazione per ricercatori Tethys nel Santuario dei cetacei


La scorsa settimana si è tenuto il corso di formazione per i ricercatori e gli assistenti del progetto Cetacean Sanctuary Research, che nei prossimi mesi si alterneranno a bordo di “Pelagos” per raccogliere dati sui cetacei in Mar Ligure, all’interno del Santuario.

E’ stata una settimana intensa che ha visto ricercatori esperti lavorare insieme a giovani assistenti e a studenti che per la prima volta si avvicinavano al mondo della ricerca.

Insieme, abbiamo rivisto tutti i protocolli per la raccolta dei dati in mare, controllato la strumentazione e provato e riprovato il suo utilizzo. Abbiamo attivato i TDR (Time-Depth Recorder, strumenti per registrare il comportamento subacqueo di alcune specie di cetacei), effettuato prove con uno speciale binocolo che, attraverso un puntatore laser e un programma dedicato, consente di mappare gli spostamenti di una balenottera e valutare gli effetti dell’eventuale disturbo arrecato da un’imbarcazione.

Abbiamo registrato dati comportamentali attraverso un palmare e scaricato tutte le informazioni nel computer. Un’intera giornata è stata dedicata al corretto utilizzo di Logger, il programma usato per registrare i dati relativi alla navigazione e agli avvistamenti, e della cortina idrofonica, che ci consente di ascoltare e registrare sott’acqua il rumore di fondo e le vocalizzazioni dei cetacei.

Durante la navigazione, i momenti dedicati agli aspetti scientifici si alternavano a discussioni sul miglior modo per coinvolgere i partecipanti alle crociere, durante le lezioni e le tavole rotonde che hanno luogo nel corso dei campi estivi. E’ stato importante ripassare tutte le norme per la corretta gestione dell’imbarcazione (ordine a bordo, pulizia, turni etc.) e spiegare come “prendere per la gola” i membri dell’equipaggio, pianificando i menu e mantenendo alto il livello di preparazione dei cibi.

All’inizio era tutta una gran confusione di protocolli cartacei, con strumentazione e computer sparsi per tutta la barca. Anche i ricercatori più esperti non ricordavano con precisione le procedure per la raccolta dei dati, e i novizi che i protocolli li avevano letti ma mai messi in pratica erano in preda al panico.

Eppure siamo arrivati all’ultimo giorno con le idee chiare, la strumentazione a posto, e l’imbarcazione in perfetto ordine. Questo è stato possibile grazie all’impegno di tutti i partecipanti al training e al loro straordinario entusiasmo, che ha contagiato anche me, che da oltre vent’anni mi dedico alle attività di Tethys.

Ora siamo pronti a iniziare una nuova stagione di campo e in tutti noi c’è un desiderio irrefrenabile di tornare in mare dopo il lungo fermo invernale. Dobbiamo attendere solo qualche settimana e saremo di nuovo a bordo, con tutti i nostri strani strumenti, protocolli, manuali e regole imparate anno dopo anno, con l’intento di far felice chi viene in barca con noi e - contemporaneamente - contribuire al meglio delle nostre possibilità alla conoscenza e alla tutela dei cetacei di questo mare.

Sabina Airoldi

---
Personale Tethys nel Santuario

09 April 2007

Join our cetacean research courses!


The Tethys Research Institute announces its 2007 courses on cetacean research and conservation, held in the Ligurian Sea Cetacean Sanctuary, Italy, and in the eastern Ionian Sea, Greece.

The courses are intended for anyone wishing to practice cetacean research in the field and contribute to ongoing conservation efforts. Activities will include data collection at sea and lectures by experienced researchers.

The 6-day courses take place between April-October at a cost of 575 - 880 Euro. Fees include room&board, insurance and Tethys membership. Discounts for students.

Information: http://www.tethys.org

or contact: tethys@tethys.org

---
About Tethys
Founded in 1986, the Tethys Research Institute is a private non-profit organization specialized in cetacean research. Exclusively based on autonomous fundraising, Tethys has generated one of the largest datasets on Mediterranean cetaceans and about 300 scientific contributions. Back in 1992, Tethys conceived and proposed the creation of the Pelagos Sanctuary. Tethys has conducted longitudinal studies on fin whales and several other cetacean species in the Corso-Ligurian-Provencal basin, on common bottlenose dolphins in the Adriatic Sea, and on short-beaked common dolphins and common bottlenose dolphins in the Ionian Sea. Tethys has also done research on cetaceans in the Messina Strait and in several other Mediterranean and Atlantic areas. Research methods used by Tethys include the use of remote sensing and telemetry data, the combined use of laser range-finding binoculars and GPS to passively track and record the horizontal movements of whales, population studies, bioacoustic research, photo-identification and behavioural sampling, remote biopsy sampling for genetic and toxicological analyses, and historical research. Tethys owns photographic archives exceeding 100,000 cetacean images, that have resulted in the identification of over 1,300 individuals of seven Mediterranean species. This expertise has granted to Tethys a role as regional coordinator in the former EC-funded project “Europhlukes”. Tethys is a partner to the UNEP's Agreement on the Conservation of Cetaceans in the Black Sea, Mediterranean Sea and Contiguous Atlantic Area (ACCOBAMS).

07 April 2007

Festa del Delfino prossimamente a Ischia


Il prossimo 10 maggio presso il Giardino Idrotermale Negombo a Lacco Ameno (isola d’Ischia) si terrà la sesta edizione della Festa del Delfino, organizzata dall’associazione Delphis.

Scopo di questa festa è diffondere informazioni sullo stato di conservazione e sui problemi dei delfini del Mediterraneo, spesso minacciati da pesca eccessiva e degrado dell’ambiente.

Durante la mattinata si terranno lezioni gratuite che introdurranno gli studenti ischitani nel mondo dei cetacei e delle loro vocalizzazioni. Le lezioni saranno intervallate da attività per i bambini.

La sera è invece dedicata alle presentazioni di esperti provenienti da tre diverse aree del Mediterraneo dove da molti anni si svolgono ricerche sui delfini e manifestazioni mirate a sensibilizzare le popolazioni locali, analoghe alla Festa del Delfino. A questa serata, oltre agli esperti di Delphis, parteciperanno ricercatori dell’Istituto Tethys e di Blue World, che presenteranno i risultati dei loro studi su tursiopi e delfini comuni in Italia, Grecia e Croazia.

GB

06 April 2007

Mostri pasquali


Per Pasqua l'Istituto Tethys augura a tutti... di non ricevere mai biglietti pasquali come questo tursiope-coniglio con cestino pieno di uova ;-)

05 April 2007

Le collisioni conquistano l'onore della cronaca


Alle ricerche dell'Istituto Tethys che documentano l'impatto delle collisioni sui grandi cetacei del Santuario è stata data grande visibilità mediatica nella giornata odierna, quando i telegiornali di importanti reti nazionali (tra cui La7 e Mediaset) hanno riportato le notizie diffuse da Tethys in merito al gran numero di cetacei che rimangono vittime di incidenti (vedi "La Spagna protegge le balene. E l’Italia?" su questo Blog).

La soluzione più semplice è stata correttamente indicata nel corso dei servizi TV: limitare la velocità delle navi nelle zone a più alta densità di animali. Nell'interesse dei cetacei, delle compagnie di navigazione e dei loro passeggeri.

Servizio Mediaset

Tra i servizi sui quotidiani spicca quello su La Stampa, che in prima pagina titola "Fermate la strage delle balene":

Servizio LaStampa.it
Grafico LaStampa.it

---
Per maggiori informazioni:
Panigada S., Pesante G., Zanardelli M., Capoulade F., Gannier A., Weinrich M.T. 2006. Mediterranean fin whales at risk from fatal ship strikes. Marine Pollution Bulletin. (244 Kb)

L'Istituto Tethys partecipa ai Giorni per la Scienza


Il Presidente dell’Istituto Tethys, Giovanni Bearzi, ha partecipato insieme ad altri esperti all’iniziativa “6 Giorni per la Scienza” tenutasi a Bari il 2 aprile scorso.

L’evento è inserito in un ampio progetto promosso in tutta Italia dalla Fondazione Umberto Veronesi insieme al Ministero della Pubblica Istruzione al fine di promuovere il pensiero scientifico nei suoi aspetti più innovativi e all’avanguardia.

Il dott. Bearzi è intervenuto all’incontro parlando dello studio e della tutela dei delfini nel Mediterraneo, attività di cui l’Istituto Tethys si occupa da oltre vent’anni. Davanti a una platea di oltre 500 studenti delle Superiori, provenienti da tutta la Puglia, Bearzi ha illustrato le moderne tecniche di indagine scientifica per studiare i cetacei nel loro ambiente naturale, spiegando che questi animali sono una chiave importante per comprendere i cambiamenti degli ecosistemi marini. Il Presidente dell’Istituto Tethys ha anche parlato dei problemi che i cetacei del Mediterraneo devono affrontare a causa di attività umane come pesca eccessiva, inquinamento e disturbo diretto.

Nella seconda metà del mese di aprile l’Istituto Tethys riprenderà le sue campagne di raccolta dati nel Santuario dei Cetacei in Mar Ligure e nelle acque cristalline della Grecia Ionica, grazie alla partecipazione di volontari di tutto il mondo, studenti, biologi e semplici appassionati di mare, che assistendo i ricercatori nelle diverse attività contribuiscono in modo determinante alla tutela dei mammiferi marini.

---
Per maggiori informazioni:
http://www.igiornidellascienza.it/
http://www.igiornidellascienza.it/dettaglio_sezione.php?id=244
http://www.igiornidellascienza.it/dettaglio_sezione.php?id=189