Un commento d'eccezione all'esperienza bordo di "Pelagos" è quello di Massimo Demma, amico di sempre e autore, tra le molte altre cose, del marchio di Tethys, nonché dei più bei disegni di cetacei del Mediterraneo.
Sono stato ospite con la famiglia per due giorni, il 23 e 24 settembre, della comunità di ricerca che vive sulla Pelagos. Due giorni davvero fortunati, per noi che puntavamo tutto su un periodo di tempo così breve: tempo e mare perfetti, tre grandi capodogli soffianti (che non avevo mai visto: dopo averli disegnati per anni grazie alle dettagliate spiegazioni dei Tetidi, finalmente li ho incontrati anch'io!), frequenti gruppi di stenelle con rotanti movimenti privi di attrito e - udite - proprio al crepuscolo del secondo e ultimo giorno, una compagnia di sei grampi impegnati in zompi, zuffe schiumeggianti e ripetute ispezioni sotto la nostra chiglia: le seguivamo grazie al baluginio dei loro graffi argentei, che sott'acqua diventano fantasmatiche forme azzurrine. Mi ritrovo ora nelle condizioni di cui ho letto tante volte in queste pagine: dopo la vista, l'udito, l'emozione e il vento in faccia, mi ritrovo a ripensare e meditare su quanto abbiamo appreso (o solo intravisto) grazie alle spiegazioni e al comportamento del personale scientifico. Tre cose quindi, in definitiva, mi rigiro tra le mani: la meraviglia, la riflessione e la considerazione per queste persone dedite. Perché il fatto è che far funzionare tutto su un barca con sedici persone a bordo (e nutrirle, e accudirle) e al contempo produrre risultati scientifici non è cosa da poco: l'ho visto. L'ho visto perché mi sono incuriosito, se no uno non si accorge di niente: sei lì con ancora negli occhi l'ultima coda di capodoglio che docilmente, fluidamente si leva e si libra e si gira e scende scomparendo lasciando piccoli ghirigori sulla superficie e una chiazza di acqua levigata, lasciando tutti in un silenzio ammirato e rispettoso, quando compare una giovane amazzone con una padella enorme colma di profumati spaghetti con le zucchine "A tavola! è pronto!". Ma quando hanno preparato? E chi, poi, se eran tutte lì, una in alto sulla crocetta che controlla i movimenti del leviatano, due con la macchina fotografica a prua, una con la telecamera, una che come un cane da pastore raduna con garbo i volontari in zone che non intralcino le operazioni… Allora ho cominciato a sorvegliarle, e mi sono reso conto dell'affiatamento perfetto e dell' elusivo, duro lavoro che ha reso la mia permanenza a bordo confortevole, interessante e divertente. Lasciandomi anche la soddisfazione di dare un piccolo contributo alla acquisizione di nuovo sapere provato, oggettivo, in uno sforzo di intelligenza volonterosa.
Sono persone meritevoli: per favore, volontari, trattatemele bene.
Massimo Demma