09 September 2011

Cosa vogliono i capodogli

Pochi giorni fa abbiamo segnalato una nuova pubblicazione scientifica sui capodogli del Mediterraneo, con primo autore Enrico Pirotta, collaboratore di Tethys. Il quale ci racconta più in dettaglio di cosa si tratta, in italiano.

La popolazione di capodogli del Mediterraneo è riconosciuta come in pericolo di estinzione dall'IUCN, ma le informazioni a disposizione continuano ad essere limitate. In particolare, non è ancora chiaro quali siano i meccanismi che influenzano la distribuzione e l'uso dell'habitat da parte di questi animali nel bacino.
Nel mondo, la specie presenta una peculiare struttura sociale: quando raggiungono la maturità sessuale, i maschi lasciano i gruppi sociali di femmine e piccoli; inizialmente si uniscono ad altri giovani, per poi diventare sempre più solitari con l'età. Inoltre, mentre le femmine con i piccoli restano a latitudini più basse, i maschi generalmente si spostano verso i poli per alimentarsi, unendosi ai gruppi sociali solo per la riproduzione. Questo schema sembra ripetersi anche in alcune regioni del Mediterraneo.
Con il lavoro recentemente pubblicato su Marine Ecology Progress Series abbiamo cercato di elaborare una metodologia di analisi statistica che consentisse di trarre il massimo dell'informazione dai limitati dati disponibili su questa popolazione e l'abbiamo quindi applicata all'investigazione dei fattori che guidano la scelta dell'habitat dei capodogli nelle acque intorno all'arcipelago delle Baleari. Quest'area è particolarmente interessante perché si tratta di una delle poche nel Mediterraneo in cui vengono regolarmente avvistati gruppi sociali con piccoli.
Dalla nostra analisi è emerso che qui la presenza dei capodogli è associata alle caratteristiche del fondale e, specificamente, alla profondità e all'orientamento della scarpata continentale; quest'ultimo, in sinergia con il sistema di correnti locali, potrebbe influenzare i meccanismi di rimescolamento delle masse d'acqua e, in ultima analisi, la disponibilità e abbondanza di cibo. Inoltre, abbiamo rilevato un differente uso dell'habitat da parte dei gruppi sociali rispetto ai maschi adulti singoli. Una possibile spiegazione di questo risultato potrebbe stare nelle diverse esigenze ecologiche che i gruppi con piccoli hanno rispetto ai maschi. La presenza dei piccoli o il coinvolgimento in altre attività (oltre all'alimentazione), quali la socializzazione, potrebbero far sì che i gruppi scelgano aree diverse rispetto ai maschi. In alternativa, i maschi potrebbero essere esclusi dalle aree migliori dalla competizione con i gruppi di femmine. Questo sembra supportato dalla relazione che abbiamo rilevato con la temperatura dell'acqua: mentre i gruppi prediligono acque più fredde, che si crede corrispondere ad una maggiore disponibilità dei cefalopodi di cui la specie si ciba, i maschi presentano una relazione opposta con questo parametro. L'idea di una forte specializzazione delle femmine per il loro habitat e di una conseguente esclusione dei maschi dalle aree migliori per l'alimentazione è stata già proposta da altri studi e suggerirebbe un affascinante meccanismo attraverso cui si sarebbe evoluta la struttura sociale di questa specie.
La metodologia sviluppata in questo lavoro costituisce uno strumento utile a far luce su alcuni aspetti ancora poco chiari della biologia ed ecologia della popolazione mediterranea di capodoglio, con la speranza che questo contribuisca alla sua conservazione.

Enrico Pirotta

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