La biodiversità del Santuario Pelagos
La stagione di ricerca è da poco iniziata e siamo a un passo dall’en-plein. Abbiamo avvistato sette delle otto specie di cetacei regolarmente presenti nel Santuario: balenottera comune, capodoglio, stenella striata, grampo, globicefalo, zifio e tursiope. All’appello manca solo il delfino comune, i cui avvistamenti nella nostra area di studio (a volte relativi a pochi esemplari all’interno di gruppi ben più numerosi di stenelle striate) sono un evento assai raro.
Scrutando con attenzione la superficie del mare capita spesso di vedere anche alcuni degli animali che condividono con i cetacei le acque del Santuario. Come le tartarughe marine Caretta caretta che nei giorni di mare calmo si crogiolano in superficie al calore dei raggi del sole. In una giornata particolarmente fortunata ne abbiamo incontrate quattro, due delle quali superavano il mezzo metro di lunghezza.
In più occasioni abbiamo osservato stormi di gabbiani reali al primo anno di età, riconoscibili dalla caratteristica colorazione marrone del piumaggio. Le sterne sono sempre numerose mentre un esemplare di Sula bassana ha accompagnato pochi giorni fa il nostro ritorno in porto a Sanremo, volando proprio sopra la nostra testa.
A circa 25 miglia dalla costa, due piccioni selvatici hanno sostato in cerca di riposo sull’albero di maestra della barca e le berte minori, dal volo inconfondibile fatto di cinque battiti d’ali seguiti da una lunga planata radente alla superficie, hanno spesso accompagnato i nostri avvistamenti in mare aperto.
I tonni e i pesci spada li vediamo quando saltano o inseguono banchi di pesce azzurro ma il nostro interesse è stato catturato dai numerosi pesci luna, protagonisti in molte occasioni di spettacolari salti fuori dall’acqua, un comportamento che nessuno di noi aveva mai osservato.
Ogni qualvolta ci siamo avvicinati a qualche oggetto gallegiante alla deriva vi abbiamo trovato, al riparo dal sole e dai predatori, qualche giovane esemplare di cernia.
Tra gli organismi appartenenti allo zooplankton ci è capitato di osservare la Salpa maxima, un tunicato stretto parente delle ascidie le cui colonie formate da più individui superano i 20 metri di lunghezza e le meduse, come le velelle, cibo prediletto dai giovani pesci luna, la medusa Pelagia noctiluca e la splendida Rhizostoma pulmo, il cui grosso ombrello trasparente presenta un margine sfrangiato di colore blu intenso.
Ci stupiamo di come il Mediterraneo sia ancora in grado di sostenere una tale diversità faunistica, se si considerano l’antropizzazione delle coste, l'inquinamento chimico e acustico e il depauperamento delle risorse ittiche, spesso effettuato con mezzi illeciti, che rappresentano una minaccia costante per il delicato equilibrio di questo oceano in miniatura.
Mauro Colla
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