Delfino comune: non c'è più tempo da perdere
Nell’anno a lei dedicato, la specie, ad alto rischio d’estinzione, potrebbe ancora essere salvata
L’ironia vuole che la più minacciata delle nove specie di cetacei che si trovano regolarmente in Mediterraneo – minacciata al punto che potrebbe scomparire dalla regione nei prossimi decenni - si chiami delfino comune (Delphinus delphis). Nome forse dovuto al fatto che in tempi passati questa specie sembra sia stata, in effetti, la più comune tra i cetacei che si trovano in questo mare.
Quella del delfino comune del Mediterraneo è una tragedia largamente annunciata. L’inizio del suo declino risale ad almeno 40 anni fa. Il primo allarme venne dato dall’IUCN negli Anni ’80, mentre nel 2000 la stessa organizzazione avvertiva che urgenti misure erano necessarie se si voleva scongiurare la scomparsa della specie dalla regione. Nel 2003, infatti, la popolazione mediterranea veniva iscritta nella Lista Rossa come “in pericolo” (Endangered).
Oggi il delfino comune è quasi completamente scomparso da gran parte del Mediterraneo. Ne sopravvivono sacche isolate nell’Egeo, nel bacino di Levante, qua e là lungo la costa africana, nello Stretto di Sicilia e nel Tirreno, mentre la sua cacciata dal Mar Ligure e dallo Ionio, in particolare dalla sua roccaforte lungo le coste greche, è ormai quasi completata. Nel mare di Alborán, che rimane l’ultimo rilevante serbatoio della specie nella regione, la pesca illegale del pesce spada effettuata dal Marocco con reti pelagiche derivanti continua a essere una sorgente altissima di mortalità per il delfino comune.
Ancora non sono chiari i motivi del suo declino in Mediterraneo; o meglio, non è chiaro perché il suo declino stia avvenendo con un ritmo più incalzante di quello di altre specie di delfini nella stessa regione. Le cause possibili sono numerose.
In primo luogo le uccisioni dirette da parte dei pescatori, incentivati nel secolo scorso (in alcuni paesi fino agli anni ’70) da taglie pecuniarie elargite dai governi di Francia, Italia, ex – Iugoslavia e Grecia con l’intento di ridurre le popolazioni di animali a quei tempi considerati nocivi per la pesca. In secondo luogo le catture accidentali negli attrezzi da pesca. Non ultimo il degrado dell’habitat mediterraneo, in ginocchio dopo decenni di abusi e pratiche insostenibili. E infine – come dimostrato nella Grecia ionica – il depauperamento delle prede causato dalla pesca eccessiva.
Verrebbe da pensare che la prevedibile scomparsa dal Mediterraneo di una specie emblematica, vistosa e accattivante come il delfino comune, avrebbe stimolato all’azione quelle istituzioni per le quali la tutela dell’ambiente e delle specie selvatiche è l’unico motivo di esistere. Purtroppo non è così.
Nel 2004, alla seconda riunione delle parti contraenti di ACCOBAMS – l’accordo tra paesi del Mediterraneo e Mar Nero per la tutela dei cetacei – l’adozione di un articolato piano di conservazione del delfino comune, preparato dal comitato scientifico dell’accordo, venne bloccata dal rappresentante della Commissione Europea perché gli Stati membri dell’Unione non possono adottare motu proprio misure che abbiano a che fare con la pesca, che è competenza esclusiva della Commissione stessa. Purtroppo il delfino comune, inspiegabilmente, è ignorato dalla Direttiva europea “Habitats” che invece elenca nel suo Annesso II il tursiope e la focena - le altre due specie di cetacei che frequentano le acque costiere europee - con significative ripercussioni sulle risorse dedicate alla sua tutela.
L’aspetto forse più tragico della vicenda del delfino comune è che, ad agire subito, forse saremmo ancora in tempo per scongiurarne la scomparsa; tuttavia, nessuna spedizione di soccorso è ancora apparsa all’orizzonte. In barba a tutte le dichiarazioni, raccomandazioni, pianificazioni strategiche e studi commissionati – e in barba al target fissato dalle Nazioni Unite, di arrestare la perdita di biodiversità, e alla designazione del 2008 come l’Anno del delfino - ancora non è stata intrapresa una singola azione di tutela del delfino comune nel Mediterraneo.
Giuseppe Notarbartolo di Sciara
Articolo tratto da Rivista della Natura n. 2/2008
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Per maggiori informazioni:
Appello per la conservazione del delfino comune
Bearzi G., Reeves R.R., Notarbartolo di Sciara G., Politi E., Canadas A., Frantzis A., Mussi B. 2003. Ecology, status and conservation of short-beaked common dolphins (Delphinus delphis) in the Mediterranean Sea. Mammal Review 33(3):224-252.
Bearzi G., Agazzi S., Gonzalvo J., Costa M., Bonizzoni S., Politi E., Piroddi C., Reeves R.R. 2008. Overfishing and the disappearance of short-beaked common dolphins from western Greece. Endangered Species Research 5:1-12.
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