Le collisioni fra cetacei ed imbarcazioni non sono un problema recente, anche se solo nelle ultime decine di anni la comunità scientifica ha iniziato ad occuparsene in seguito al numero sempre maggiore di scontri fatali. Una pubblicazione scientifica preparata da Laist e colleghi nel 2001 ha evidenziato che collisioni con cetacei, sia odontoceti che misticeti, si sono verificate in tutti gli oceani del mondo. Secondo gli autori almeno undici specie di misticeti sono state oggetto di scontri con imbarcazioni, ma fra queste la balenottera comune (Balaenoptera physalus) risulta essere la specie più comunemente soggetta a collisioni. Questo problema è particolarmente attuale in Mediterraneo, dove la balenottera comune è l’unico misticeto regolarmente presente e il livello di traffico navale è molto elevato.
Ogni anno circa 220.000 imbarcazioni di oltre 100 tonnellate di stazza attraversano il bacino del Mediterraneo e un gran numero di traghetti, cargo, petroliere, navi militari, pescherecci, barche da diporto e da whale watching solcano giornalmente le sue acque. Il numero di imbarcazioni e la frequenza dei collegamenti marittimi aumenta considerevolmente durante l’estate, periodo in cui le balenottere tendono ad aggregarsi a scopo alimentare, approfittando delle elevate concentrazioni di krill mediterraneo (Meganyctiphanes norvegica).
Il problema è quindi acuto in Mediterraneo, anche se fino a pochi anni fa non se ne comprendeva appieno la gravità. Per questo motivo, qualche anno fa i ricercatori dell’Istituto Tethys hanno iniziato ad analizzare la questione più a fondo, dando vita a un lavoro che è stato recentemente pubblicato sulla rivista internazionale Marine Pollution Bullettin(*). Nell’ambito di questa ricerca sono stati raccolti e analizzati tutti i resoconti di collisioni riguardanti la balenottera comune reperiti in Mediterraneo, sia eventi fatali sia casi in cui l’animale è sopravvissuto. Lo scopo era quello di valutare la portata del problema e di determinare il tipo di imbarcazioni maggiormente coinvolte, al fine di proporre e discutere le possibili misure di mitigazione e ridurre l’incidenza delle collisioni.
I risultati del lavoro indicano che su un totale di 287 carcasse esaminate 46 individui (16%) sono sicuramente deceduti a seguito di una collisione; i loro corpi sono stati trovati in mare o spiaggiati lungo le coste del Mediterraneo. A volte le carcasse sono state trovate ancora “incastrate” sul bulbo di prua di traghetti o petroliere. Il primo incidente risale al 1897 e solo altre due collisioni sono state riportate fino al 1972. Tra il 1972 e il 2001 le balenottere decedute in seguito a una collisione ammontano a 43, il che corrisponde a un tasso medio di mortalità di 1,43 animali all’anno. Si tratta tuttavia di una stima molto parziale, dato che il numero reale delle morti è verosimilmente superiore. E’ probabile infatti che molti degli incidenti avvenuti in passato, quando l’attenzione verso questi eventi era minore che ai nostri giorni, non siano stati registrati. Molte collisioni inoltre possono non essere notate a seguito di analisi post-mortem incomplete, decomposizione avanzata o attrezzatura inadeguata.
Per 24 di questi scontri è stato possibile determinare il tipo di imbarcazione coinvolta. I traghetti sembrano essere i maggiori responsabili (62,5% dei casi). Seguono le navi da carico (o cargo), i traghetti veloci e le imbarcazioni da diporto. Dall’analisi dei casi successivi al 1996, anno in cui i traghetti ad alta velocità sono stati introdotti in Mediterraneo, si evince che il 50% delle collisioni sono state determinate da questi natanti, anche se va osservato che si tratta di un campione molto piccolo (solo 7 casi).
La maggior parte delle collisioni (82,2%) sono avvenute nel Santuario dei Cetacei del Mar Ligure (Santuario Pelagos), suggerendo che questa sia una zona ad alto rischio. Il resto dei casi si sono verificati in acque spagnole o in Italia meridionale.
Non tutte le balenottere oggetto di collisioni muoiono; alcune di queste sopravvivono – probabilmente quelle che incappano nelle navi più piccole e più lente – e talvolta è possibile fotografare animali con le ferite che testimoniano gli incidenti. Nel corso dello studio citato l’Istituto Tethys ha contattato i maggiori istituti di ricerca che conducono progetti di foto-identificazione in Mediterraneo, per stimare con quale frequenza venissero fotografati animali che riportano ferite da collisione. Su un totale di 383 balenottere identificate, il 2,4% mostra ferite riconducibili a una collisione. Una balenottera è stata avvistata due volte a distanza di qualche anno con un’ampia ferita non rimarginata. Alcuni individui mostrano segni che non sono attribuibili con certezza a collisioni, come parti di pinne dorsali o caudali mancanti o malformazioni della colonna vertebrale. Va osservato che il numero di balenottere con ferite da collisione non è particolarmente elevato, a suggerire che gli animali colpiti difficilmente sopravvivono.
Al fine di ridurre il rischio di collisioni sono state proposte molte soluzioni, tra cui l’utilizzo di sonar, radar, dispositivi acustici con i quali segnalare agli animali la presenza di una nave, sistemi di acustica passiva per individuare la presenza di cetacei o presenza di osservatori a bordo delle imbarcazioni. Tuttavia, nessuna di queste soluzioni sembra essere veramente efficace, e la maggior parte dei sistemi proposti finora sono applicabili sono in determinate situazioni (solo di giorno, oppure di notte, o quando le balene vocalizzano, o esclusivamente a una certa distanza o a un certo angolo dalla nave). Inoltre, alcuni metodi producono effetti indesiderati, come l’interferenza con i sistemi di comunicazione degli animali.
Allo stato attuale, sembra che le misure mitigative per la riduzione del numero di collisioni fra le balenottere comuni e natanti in Mediterraneo siano principalmente due: 1) la riduzione della velocità delle imbarcazioni in zone ad alta densità di animali, in modo da consentire sia agli animali che al comandante dell’imbarcazione di evitare la collisione; e 2) un accurato monitoraggio della presenza e della distribuzione delle balenottere che permetta di suggerire ai traghetti rotte alternative attraverso zone a minore densità di cetacei. Quest’ultimo approccio è stato adottato dalle autorità canadesi nella Baia di Fundy per proteggere la balena franca boreale (Eubalaena glacialis).
La popolazione Mediterranea di balenottera comune è geneticamente distinta dalle vicine popolazioni Atlantiche e residente nel bacino. Non esiste una stima complessiva degli individui in tutto il Mediterraneo, ma nel solo bacino Corso-Ligure-Provenzale ne sono stati stimati circa 1000 individui. Con numeri così esigui, l’impatto delle collisioni su una popolazione isolata crea preoccupazione.
Applicare misure adeguate per diminuire il rischio di collisioni tra balenottere e grandi navi è un’impresa difficile, a causa degli interessi turistici ed economici connessi al traffico marittimo. Tuttavia, in tutte le Aree Marine Protette ed in particolar modo nel Santuario dei Cetacei, mitigare l’impatto delle collisioni non è solo possibile ma anche indispensabile e urgente se abbiamo a cuore la tutela delle balenottere comuni del Mediterraneo.
Simone Panigada e Giovanna Pesante
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Per approfondimenti:
ACCOBAMS. 2006. Report of the Joint ACCOBAMS/Pelagos Workshop on Large Whale Ship Strikes in the Mediterranean Sea, Monaco, 14-15 November 2005. Edited by M. Weinrich, S. Panigada, C. Guinnet. 35 pp.
Kraus S.D., Brown M.W., Caswell H., Clark C.W., Fujiwara M., Hamilton, P.K., Kenney, R.D., Knowlton, A.R., Landry, S., Mayo C.A., McLellan W.A., Moore M.J., Nowacek, D.P., Pabst, A.D., Read A.J. e Rolland R.M. 2005. North Atlantic right whales in crisis. Science 309:561-562.
Panigada, S., Zanardelli, M., Canese, S. e Jahoda, M. 1999. How deep can baleen whales dive? Marine Ecology Progress Series 187:309-311.
(*)Panigada, S., Pesante, G., Zanardelli, M., Capoulade, F., Gannier, A. e Weinrich, M.T. 2006. Mediterranean fin whale at risk from fatal ship strikes. Marine Pollution Bulletin 52(10):1287-1298.
Laist, D.W., Knowlton, A.R., Mead, J.G., Collet, A.S., e Podestà, M. 2001. Collisions between ships and whales. Marine Mammal Science 17(1):35-75.