L’impatto della pesca nella zona di Kalamos, Grecia
Nel tentativo di contribuire alle azioni di tutela nell'area di Kalamos, la scorsa estate l’Istituto Tethys ha cominciato a monitorare lo sforzo di pesca locale, dapprima in modo opportunistico, e poi sistematicamente (a partire dal novembre 2006). Questo sforzo si sta traducendo in notevoli informazioni aggiuntive per capire quello che succede.
Non siamo scienziati della pesca, ma stiamo cercando di dare un senso a 16 anni di ricerca in questa parte della Grecia, e di promuovere interventi gestionali che sono diventati quanto mai urgenti.
I dati sulla pesca in quella zona sono incompleti, deliberatamente alterati, difficili da reperire, oppure mancano del tutto. Informazioni affidabili raccolte di prima mano sullo sforzo di pesca e sulla quantità e qualità di sbarcato possono aiutarci a comprendere i meccanismi che hanno determinato il declino dei delfini comuni e di altri grandi predatori, e forniscano una solida base di dati sui quali impostare interventi volti alla tutela di questo ambiente prezioso.
Queste informazioni serviranno anche a integrare e migliorare la modellistica dell'ecosistema che la nostra collega Chiara Piroddi sta facendo all'UBC Fisheries Centre di Vancouver (con Daniel Pauly e Villy Christensen), nell'ambito della sua tesi di Master.
Anche senza applicare dei modelli, salta all'occhio l'impatto sull'ecosistema delle barche con reti a circuizione, ciascuna delle quali pesca in una notte una media di 670 Kg di pesci epipelagici che costituiscono potenziali prede per delfini comuni, tonni e pesci spada.
Se si considera che un delfino comune mangia in media 2-3 Kg di pesce al giorno, una di queste barche preleva dalla rete trofica di Kalamos tanto quanto un gruppo di 220-330 delfini comuni. Sarà per questo che delfini comuni, tonni e pesci spada sono pressoché spariti da queste acque nel giro di dieci anni?
L'impatto degli altri metodi di pesca pare più modesto, anche se è noto da studi precedenti che la pesca a strascico ha avuto un forte impatto sulle risorse demersali in quella zona.
Ora si tratta di quantificare meglio l'impatto della pesca artigianale, per la quale mancano ancora dati di sbarcato. Ma è verosimile che nonostante il gran numero di barche l'impatto complessivo di questo tipo di pesca sia modesto.
Per risolvere la situazione la soluzione potrebbe essere estremamente semplice: una migliore gestione della pesca nell'area di Kalamos. Non sarebbe difficile né dal punto di vista gestionale (ad esempio nel vicino Golfo di Amvrakikos la pesca a circuizione e la pesca a strascico sono vietate da tempo), né socio-economico (la pesca a circuizione è prerogativa di pochissimi armatori che impiegano personale extracomunitario e stagionale, e in ogni caso si tratta di pochissime barche).
Purtroppo, pare che la volontà politica di fare qualcosa manchi del tutto... ma noi continuiamo a provarci.
Giovanni Bearzi e Joan Gonzalvo Villegas
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Per approfondimenti:
Bearzi G., Politi E., Agazzi S., Azzellino A. 2006. Prey depletion caused by overfishing and the decline of marine megafauna in eastern Ionian Sea coastal waters (central Mediterranean). Biological Conservation 127(4):373-382. (444 Kb)