L’Adriatico sotto gli occhi degli esperti
Il 12 e il 13 aprile, presso il prestigioso Istituto Superiore Studi Militari Marittimi dell’Arsenale di Venezia, si è tenuto il convegno intitolato “L’Alto Adriatico: azioni, collaborazioni e integrazione scientifica per la valorizzazione della risorsa mare”, tappa conclusiva di un progetto europeo durato quattro anni.
Il progetto, iniziato nel 2003 e attivato nell'ambito del Programma Interreg III Italia-Slovenia, ha portato all'istituzione dell'Osservatorio Alto Adriatico, con funzioni di controllo e coordinamento sulle attività di ricerca in mare. Nell’ambito del progetto sono stati svolti un gran numero di studi nel bacino settentrionale dell’Adriatico, con l’obiettivo di monitorare la qualità delle acque e alcune aree di particolare pregio ambientale. Inoltre, il progetto ha permesso l'istituzione di una rete regionale di boe meteomarine e la creazione di un sistema gestionale denominato Sistema Dati Mare Veneto.
Al convegno hanno preso parte l’ARPAV e numerosi organismi scientifici del Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, oltre a ricercatori di Croazia e Slovenia. Un nutrito gruppo di esperti ha fatto il punto sullo stato di salute dell’Adriatico, individuando alcuni interventi prioritari per la sua salvaguardia.
Ma non si è parlato solo di qualità delle acque, mucillagini, plancton e fondali marini: una parte del progetto verteva infatti sui delfini. L’Istituto Tethys, che opera in Adriatico da oltre vent’anni, ha presentato il lavoro svolto in collaborazione con l’Istituto di Scienze Marine del CNR di Venezia. Il Presidente di Tethys, Giovanni Bearzi, ha illustrato la situazione dei cetacei dell’Alto Adriatico, passando in esame le conoscenze storiche e i fattori che hanno determinato il declino di questi animali. Fino agli anni Sessanta i delfini erano molto abbondanti in Adriatico, ma sistematiche campagne di sterminio, soprattutto sul versante orientale, hanno provocato la morte di migliaia di animali. Per oltre un secolo i delfini sono stati considerati animali nocivi e nemici dei pescatori, e per questo uccisi con ogni mezzo. Nel momento in cui le uccisioni sono cessate, è iniziato un progressivo degrado ambientale dovuto soprattutto a pesca eccessiva e inquinamento. Questo ha impedito alle popolazioni di delfini di ristabilirsi, al punto che delle due specie una volta abbondanti in Alto Adriatico - il tursiope e il delfino comune - la seconda è scomparsa del tutto mentre la prima sopravvive in numeri molto esigui.
I risultati delle campagne oceanografiche svolte da Tethys nell’ambito di Interreg III dal 2003 al 2006 hanno confermato che il tursiope è l’unico cetaceo regolare in Alto Adriatico, e che la densità di animali è molto bassa. Questi delfini vengono incontrati più frequentemente nel periodo estivo, soprattutto al largo del Po, e in corrispondenza di una maggiore ossigenazione delle acque. Proprio la concentrazione di ossigeno, rilevata in contemporanea dagli esperti del CNR, sembra rappresentare un importante fattore per “predire” la presenza di delfini entro una data zona. D’inverno invece gli animali si disperdono ed è più difficile incontrarli.
Il lavoro svolto in queste campagne di ricerca rappresenta uno dei primi esempi di collaborazione fruttuosa tra cetologi e oceanologi, e un modello da seguire nella tutela e nella valorizzazione di un ambiente complesso come quello Adriatico.
Interreg III è volto al termine, ma la speranza di tutti è di continuare gli studi, le ricerche e le collaborazioni sviluppate in questi anni per conoscere sempre più a fondo il nostro mare e tutelarlo al meglio delle nostre capacità.
Silvia Bonizzoni
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