05 June 2009

Get more stuff


George Carlin's 'Stuff Story' - a comedy routine from 1986

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Dall'Amaca di Michele Serra, Repubblica, 4 giugno 2009 (segnalato da Massimo Demma):

L'appello del capo del governo a "consumare di più" (ripetuto più volte, l'ultima ieri) è un inno inconsapevole alla precarietà dei nostri fondamenti economico-sociali (...). Non si può pretendere che proprio il signor B possa d'un tratto riflettere sulla sobrietà o sulla decrescita come vie d'uscita dal pazzesco tunnel nel quale ci siamo infilati. Lo fa molto di rado anche la sinistra (e sarebbe il suo mestiere), perché mai dovrebbe farlo un anziano miliardario di destra? Fa comunque molta impressione rileggere o riascoltare (l'altra sera su Blob, per esempio) il celebre discorso di Bob Kennedy "contro il PIL", nel quale spiegava come la smania di quantità rischi di cancellare ogni qualità. Era il 1968, quasi mezzo secolo è passato, è arrivato il famoso Duemila e noi siamo ancora qui a sentirci dire che per salvare il mondo dobbiamo svuotarci le tasche e riempire i cessi.

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Sempre Michele Serra, nel 2006:

Perché, tra i fattori che spingono a consumare di meno, non si mette mai in conto anche una possibile saturazione, e quel vago senso di indigestione che le società benestanti si portano in seno? Ci sono consumi ormai di massa (certe vacanze, certi vestiti, certe seconde case, certe terze automobili, certi quarti telefonini) che magari hanno segnato il loro tempo, e ai quali si rinuncia non solamente per la contrazione del potere d'acquisto, ma per sazietà o noia. (...) ognuno di noi conosce almeno qualcuno che ha scelto di lavorare un po' meno e spendere un po' meno, per vivere meglio. In che statistica va a finire, questo occidentale che ha deciso di rallentare per respirare, e magari addirittura per pensare a se stesso?

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Maurizio Pallante, Presidente Movimento della Decrescita Felice:

La decrescita è elogio dell’ozio, della lentezza e della durata; rispetto del passato; consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione; indifferenza alle mode e all’effimero; attingere al sapere della tradizione; non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato, il progresso con una sequenza di cesure, la conservazione con la chiusura mentale; non chiamare consumatori gli acquirenti, perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma l’uso; distinguere la qualità dalla quantità; desiderare la gioia e non il divertimento; valorizzare la dimensione spirituale e affettiva; collaborare invece di competere; sostituire il fare finalizzato a fare sempre di più con un fare bene finalizzato alla contemplazione. La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi le persone dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio.

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Vedi anche: The Story of Stuff

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