28 April 2010

Il mare che non mi piace


Devo fare due mesi di riabilitazione presso un centro di fisioterapia a Rimini per via di un'operazione al ginocchio. Quindi per un po' mi sono stabilito a qualche chilometro da Rimini, vicino al mare.

Chiamarlo mare però è un bel complimento perché non vedo una conchiglia. La spiaggia non è di sabbia ma di terra di fiume che quando piove pare un po' fango. Sulla battigia passano incessantemente grossi camion carichi di questa pseudo-sabbia di riporto. Le tracce dei pneumatici verranno certo cancellate prima della stagione turistica. Non si trova una forma di vita animale o vegetale neanche a pagarla oro.

Sopravvive qualche gabbiano. Sono uccelli opportunisti che non disdegnano le discariche e in questa civiltà se la cavano ancora benino.

La linea costiera è deturpata per decine di chilometri da una successione di alberghi costruiti sull'ex-spiaggia. Vedo dappertutto frangiflutti artificiali: sbarramenti di grosse pietre ammassate che non sono bastate a preservare la sabbia vera.

Non sento il rumore delle onde ma solo quello delle auto, talora sopraffatto dall'ultimo tormentone di Lady Gaga proveniente da un beach bar con palme di plastica.

Guardo questo mare e mi vengono in mente alcune plausibili imputazioni.

Ecocidio della fascia costiera.

Distruzione della cultura marinara (ma ci sono ristoranti con finte reti appese, granchi e stelle marine secche: offrono pesce fresco forse allevato nelle Filippine o in Grecia).

Circonvenzione di turista incapace. Quello che vede il depliant in un'agenzia di Dortmund e subito compra il pacchetto vacanza sole-mare "a contatto con la natura". Del resto ci sono ben due delfinari nel giro di qualche chilometro, non lontano dal centro commerciale e dall'aquafun.

Dopo aver visto i delfini, tutti al bowling.

Giovanni Bearzi

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