05 October 2007

Perché hai scelto di studiare i cetacei?


Me lo chiedo spesso anch'io! Una passione che è diventata un modus vivendi, stare in mare è un'ondata di carica positiva di cui non potrei fare a meno. Di sicuro se non potessi lavorare su campo non sarei altrettanto motivata. La sensazione di fare qualcosa che rappresenti un contributo, seppur minuscolo, alla conservazione e alla sensibilizzazione del grande pubblico.

Sabina Airoldi

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Sarà anche banale, ma questo è sempre stato il mio sogno. Fin da piccola volevo fare questo lavoro e sono grata per essere entrata in questo mondo. Era una cosa che sentivo dentro, sapevo di volerlo e doverlo fare, anche se mi è costato dei sacrifici.

Silvia Bonizzoni
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Ciò che alla fine contraddistingue tutte le mie scelte, non solo di lavoro: la sfida. Prima lo studio di materie scientifiche dopo il classico (non avevo mai visto la matematica), poi riuscire a conoscere Giuseppe (per me un mito) e lavorare con lui su animali tra i meno conosciuti, difficili da studiare. Riuscire a fare ciò che molti solo sognano. Ho anche un imprinting marino, perché fin da piccola sono sempre andata in barca.

Margherita Zanardelli

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Da sempre volevo studiare biologia marina, inizialmente un termine vago per descrivere qualsiasi cosa avesse a che fare con il mare. Ho cominciato ad andare in barca con i miei genitori a cinque anni. I cetacei erano un sogno proibito. E' stato Giuseppe a indirizzarmi prima sugli squali, animali che mi interessavano tanto quanto i cetacei. E sempre Giuseppe dopo la laurea mi ha indirzzato a un giovane direttore di progetto, tale Bearzi, e da lì è cominciato tutto. Mi interessano i cetacei perché sono animali dalla socialità complessa e affascinante, perché sono animali tutti da scoprire dal punto di vista della ricerca, perché si trovano ad affrontare gravi pericoli e della ricerca mi stanno a cuori i risvolti pratici. Mi ricordo da bambina quando mia madre mi ha svegliato in piena notte durante una navigazione in barca per farmi vedere i delfini che nuotavano a prua, appena illuminati dalla luce di via.

Elena Politi
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Sicuramente il senso di libertà che trasmettono vedendoli nuotare in alto mare. La loro evoluzione: in breve tempo sono passati da animali terrestri a esseri completamente acquatici, un fatto che trovo straordinariamente affascinante. Il mistero che ancora avvolge questi animali, che trascorrono la maggior parte del tempo sott’acqua. Le loro diverse strutture sociali, abitudini migratorie, la loro fisiologia. E’ tutto talmente affascinante… Poter semplicemente osservare queste creature sempre considerate fantastiche, che tanti credono quasi irraggiungibili è una sensazione unica. Un’altra cosa che amo nel lavoro su campo è che ogni giorno è diverso dall’altro. Ogni giorno succede qualcosa di unico, di sorprendente che in qualche modo stupisce e ti lega ancora di più a questo tipo di attività. Inoltre, il fatto che sia un lavoro nel quale bisogna completamente adattarsi alla natura (animali, mare, tempo meteorologico), niente è organizzabile o prevedibile. Certo, ciò porta svantaggi e difficoltà. Quando però si trascorre un giorno in cui si ottengono i risultati tanto attesi, la gioia è esponenziale. Oltre al rapporto con gli animali, anche il rapporto con le persone, i volontari e gli altri ricercatori è molto bello. Da quando sono entrata a far parte del "giro" ho avuto la fortuna di incontrare molti carissimi amici.

Lucia Di Iorio

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