Quali suoni e rumori legati al tuo lavoro hanno colpito di più la tua immaginazione?
I soffi, sia delle colossali balenottere e dei capodogli, sia di cetacei più piccoli. Poi naturalmente i diversi suoni prodotti dalle varie specie, ascoltati mediante la cortina idrofonica. Emozionantissimo uno scambio di vocalizzazioni di cinque globicefali, effettuato totalmente in superficie a non più di 2-3 metri dalla barca, e quindi perfettamente udibile dalla coperta.
Sabina Airoldi
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Il soffio dei delfini, per me la quintessenza di questo lavoro. Il silenzio lungo la stradina per andare al LOP (Land Observation Point), che ti fa sentire fuori dal mondo e per un momento ti senti l'unico protagonista di quel piccolo paradiso di tranquillità. Le cicale che ti svegliano la mattina, vorresti che non iniziassero così presto ma sei ugualmente felice di avere una sveglia naturale al posto di una meccanica. Il rumore della mitica ApeCar, quando capisci che qualcuno del team sta tornando a casa dal porto e dopo pochi minuti lo vedi arrivare a casa.
D’inverno le canzoni e le musiche tipiche di Episkopi (usate per la sveglia o come sottofondo serale), che quando le risenti a casa sei immediatamente trasportato sull'isolotto.
Silvia Bonizzoni
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In mare il suono/rumore che mi viene subito in mente è il silenzio assoluto che ho sentito sott'acqua, un giorno di sole in mezzo al mare, quando con Simone (Panigada, ndr) ci siamo immersi per vedere una balenottera con il suo piccolo vicino. La bellezza della scena era indimenticabile, e qualunque suono sarebbe stato di troppo.
D’inverno il rumore più frequente e forse più significativo è quello del collegamento alla posta elettronica, che mi consente di lavorare con altre persone e mi dà l'idea che stiamo lavorando insieme per uno scopo comune
Margherita Zanardelli
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Sicuramente il suono che più mi ha impressionato è stato il frinire delle cicale durante la mia prima sera a Episkopi. Stavamo cenando e facevo fatica a parlare con Ada (Natoli, ndr) che era seduta al mio fianco. Credo (anzi ne sono sicuro) di non essere mai stato così dentro la natura come durante i due mesi passati sull’isola di Kalamos. Avendo poi approfondito l’acustica dei cetacei ricordo la mia prima sessione di registrazione. E’ stato mortificante. Poga (Elena Politi, ndr) ordina di preparare tutto il materiale per le registrazioni, io comincio a spostarmi velocemente sul gommone cercando di fare il più in fretta possibile, collego cavi e cavetti, preparo il nastro sul registratore Uher ma sul più bello mi accorgo di essermi dimenticato a terra il borsone col controller. Elena mi ha lanciato uno sguardo che credo di avere ancora la cicatrice, mi sono sentito una cacca di delfino (uno spray di merda). Ho capito allora (circa una settimana dopo il mio arrivo) che il lavoro del ricercatore è un lavoro. Dovevo trasformare quella che, nella mia testa, avevo immaginato essere una vacanza in un impegno ben preciso fatto di doveri e di regole.
Enrico Cabras
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Cicale e assioli, il respiro dei delfini, il ticchettare forsennato sulla tastiera del computer.
Elena Politi
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L’assenza di suoni della civiltà, soltanto pochi rumori naturali (onde, gabbiani, anatre, vento…). Per quanto riguarda i cetacei, ciò che ancora mi fa rabbrividire al solo pensiero è quando per la prima volta, in piedi su un gommone in mezzo al San Lorenzo con le cuffie in testa, ho sentito le vocalizzazioni di una balenottera azzurra. Un boato di frequenza bassissima che mi ha fatto tremare le ossa e vibrare il torace. Quasi non riuscivo più a respirare dallo stupore e l’emozione! Un altro suono unico è la potenza del primo soffio di una balena o delfino quando emergono, e la leggerezza degli spostamenti d’acqua quando si muovono in superficie. Balenottere che oltrepassano le 100 tonnellate di peso e quasi non si sentono quando si spostano in superficie con eleganza e leggerezza. Ci sono anche rumori sgradevoli, ma preferisco non nominarli.
D’inverno: la testiera del computer e il rumore della stampante.
Lucia Di Iorio
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Lo splash del gommone quando lo metti in acqua la prima volta. Il varo... comincia la stagione di ricerca. Il respiro di un tursiope dopo una lunga immersione. Il ‘prrr prrr’ di Barba Giorgos che raduna le pecore, e interrompe la quiete della mattina. Il motore fuoribordo a basso numero di giri la mattina all'alba: inizia una nuova giornata. Il primo ‘delfini!’ dopo ore di ricerca. Il rumore dell'ApeCar che si avvicina dal porto: stanno tornando i colleghi con notizie sull'avvistamento. Le cicale alle sei del mattino.
D’inverno il ‘bling’ del computer: hai un nuovo messaggio e-mail da leggere.
Stefano Agazzi
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