02 October 2007

Quali situazioni si prestano maggiormente a descrivere il tuo lavoro con i cetacei?


Il tempo passato alla ricerca dei cetacei, dove il minimo particolare ti fa sussultare come se avessi visto un tesoro; adoro tutta quell'attesa e la voglia di trovarli! E poi quando sporgendoti dal gommone li vedi a neanche due metri di distanza e l'unica cosa che ti separa da loro è un sottile strato di acqua. In quei momenti dimentichi il protocollo e sei così pieno di gioia per quello che stai vivendo che non capisci più nulla! L’inserimento dei dati al computer e la trascrizione delle registrazioni della giornata. Magari sei stanca morta e vorresti solo fare una doccia e andare a dormire, ma devi vedertela con la tua coscienza e così tiri avanti fino alla fine, e a tarda sera scopri di essere contenta per aver fatto e finito il tuo lavoro. I momenti in cui, sotto il sole a picco, fai manutenzione a qualcosa. Ti chiedi "Chi me lo fa fare di stare qui a grondare come un cubetto di ghiaccio nel forno, quando potrei andare a leggermi un libro?" ma sei comunque soddisfatta per quello che stai facendo.

D’inverno dedicare il tuo tempo libero al matching, le discussioni durante le riunioni in ufficio, tutti riuniti per migliorare il progetto. E-mail e telefonate con gli altri tetidi per decidere sui vari lavori da fare. Tutto il lavoro del mio amore/collega, che lo impegna in qualunque giorno, a qualunque ora, e finisce per coinvolgere anche me. E’ una cosa in cui crediamo entrambi ed è una grande fortuna che ci sia questa comprensione e condivisione.

Silvia Bonizzoni

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Fotoidentificazione e registrazione del comportamento.

Applicare il TDR avendo la possibilità di sapere cosa faceva l'animale una volta immerso è stato uno dei momenti più emozionanti della mia carriera.

Sabina Airoldi

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Il lavoro di campo l'ho in parte abbandonato, ma per me era essere sempre pronti, lavorare al meglio, ottenere l'ottenibile, sfidare la stanchezza tante volte, bruciarsi al sole ma non mollare, guidare il gommone in mezzo alle balenottere, lavorare in un team affiatato e organizzato, con cui poi rilassarsi e chiacchierare a lungo, godersi incontri spettacolari e non, trovarsi in mezzo al mare lontano dalla bolgia delle coste, senza notizie, aspettare il momento in cui tutti dormono e finalmente godersi in silenzio il mistero del mare di notte.

D’inverno mi dà molta soddisfazione dedicarmi finalmente a fare un pò di analisi dei dati, scrivere un lavoro, mi stimola guardare un catalogo di foto di balene e farmi venire in mente a cosa possono servire, cosa possono raccontarci in più di quanto non abbiano già fatto, quali aspetti possiamo descrivere partendo da questo.

Margherita Zanardelli

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Cuffia in testa, volume del registratore al massimo, posizione fetale con la testa tra le ginocchia, sguardi assassini a chi si prova a far rumore sul gommone. "Sento pochissimo, click, click, click train, moan, altro click train, silenzio, sono cinque minuti che l’idrofono è in acqua e avrò registrato si e no 10 secondi di suoni!" Poi alzi lo sguardo e magari vedi una madre col suo piccolo che risalgono a respirare a due metri dal gommone…

D’inverno: lunedì mattina, febbraio, soffia la bora e piove, non esisteva ancora l’imbarcadero dei Bacini e si scendeva alla Celestia, piccola deviazione per comprarti un panino (il pranzo), poi cominci la passerella, l’ombrello non lo puoi aprire altrimenti lo ritroveresti a Murano, sotto i tuoi piedi senti le lastre di cemento che si muovono, arrivi al portone, suoni ma nessuno ti apre, riesci ad entrare, arrivi in biblioteca, ti togli il giubbotto inzuppato d’acqua, ti fumi una sigaretta con Poga e Seba, riesci a riprenderti un attimo, arrivi al computer, vedi che avrai un centinaio di pubblicazioni da inserire nel database e pensi: "ma chi me lo ha fatto fare…". Poi alzi lo sguardo e vedi Seba che fa il matching, Franz che vorrebbe scroccarti una sigaretta e tristemente ti rendi conto che questa volta non hai risposte.

Enrico Cabras

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Il controllo di tutta l’attrezzatura prima di salire a bordo. La frenetica attività di preparazione a bordo quando si avvistano i delfini in lontananza. Il beep-beep implacabile dell’orologio-timer che suona ogni tre minuti. Uno scatto perfetto della macchina fotografica nel momento in cui emerge il delfino.

D’inverno colonne e colonnine ininterrotte di dati che scorrono sui fogli di Excel o su FileMaker. Le discussioni sull’ultima pubblicazione da scrivere. E ovviamente il matching!

Elena Politi

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Una scena tipica è quella di trascorrere ore e ore in mezzo al mare a motore spento con idrofono in acqua e cuffie in testa a cercare di sentire qualche vocalizzazione delle tante balene che si muovono in zona, oltre al rumore delle grandi imbarcazioni a motore. Quando ci si ritrova in mezzo a un gruppo di balenottere che al tramonto si alimentano in superficie mostrando i fanoni e le pinne laterali, e soffiano indisturbate tutto intorno, si dimentica la delusione di non aver registrato neanche un suono in tutte quelle ore! La caccia per tentare di scattare qualche foto utile da inserire nel catalogo è sicuramente un’altra situazione tipica del lavoro di campo.

Lucia Di Iorio

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L’uscita dal porto alla mattina quando albeggia. L’alba in mezzo al mare. I delfini che escono all'improvviso quando sei in panne, con le mani nel motore a ripararlo. I delfini comuni che si alimentano in superficie. Tirare su il retino e vedere che c'è una scaglia di pesce, utile per il mio lavoro. Fare un avvistamento mentre si è seduti in taverna a Mytikas e partire di fretta per raggiungere i delfini. Preparare tutta l'attrezzatura da ricerca. Scattare la foto "perfetta". Traguardare attraverso l'obiettivo della macchina fotografica e vedere spuntare il delfino lì dove aspettavi che uscisse.

D’inverno spedire, finalmente, un manoscritto... e aspettare il responso dei referee.

Stefano Agazzi

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