09 March 2007

La Spagna protegge le balene. E l’Italia?


Le navi in transito nello Stretto di Gibilterra devono rallentare e prestare attenzione a capodogli e balenottere presenti nell’area. Mentre i cetacei del Santuario Pelagos continuano a essere vittime di incidenti


Nello Stretto di Gibilterra, uno dei tratti di mare più trafficati al mondo, il Governo Spagnolo ha recentemente deciso di imporre alle navi in transito di rallentare la propria velocità per meglio “avvistare” i cetacei presenti. La speciale raccomandazione impone alle navi di limitare la velocità a 13 nodi (circa 24 Km/h) e di navigare in stato di “massima allerta” per evitare la collisione con i cetacei eventualmente presenti in quelle acque. La velocità delle imbarcazioni nello Stretto di Gibilterra può variare notevolmente da imbarcazione a imbarcazione, con picchi di oltre 30 nodi (55.5 Km/h) nel caso dei traghetti veloci che collegano la Spagna con i porti del Marocco. Proprio questi traghetti veloci, che attraversano lo Stretto trasversalmente, rappresentano la principale minaccia di collisione per i grandi cetacei, che in quella zona sono particolarmente abbondanti.

Nel Mediterraneo le collisioni tra imbarcazioni e cetacei, principalmente balenottere comuni e capodogli, sono avvenimenti abbastanza frequenti, tuttavia una misura di mitigazione cosi radicale non era mai stata presa, anche se da tempo i ricercatori e le organizzazioni deputate alla tutela degli animali invocavano a gran voce misure di questo tipo. Quella della Spagna è quindi una tappa “storica” nella conservazione dei cetacei.

Nello Stretto di Gibilterra le vittime principali delle collisioni sono i capodogli, cetacei di lunghezza variabile tra i 14-18 metri, che si concentrano in quelle acque durante la stagione alimentare, compresa tra febbraio e luglio. Durante questo periodo nello Stretto sono presenti regolarmente almeno 20-30 capodogli che trascorrono lunghi periodi di tempo in superficie, per ossigenarsi prima delle lunghe apnee che li portano ad alimentarsi a profondità elevate. Questo comportamento li espone al rischio di collisione con le imbarcazioni.

E nel resto del Mediterraneo cosa succede? Recenti dati pubblicati dall’Istituto Tethys in collaborazione con ricercatori francesi e americani hanno rivelato che negli ultimi trent’anni almeno 43 balenottere comuni (su 287 carcasse rivenute tra il 1972 e il 2001) sono morte in seguito alla collisione con imbarcazioni, e questo numero è certo sottostimato rispetto al reale impatto sulla popolazione.

Circa l’80% degli scontri con esito fatale si verificano nel Santuario Pelagos, un’area marina protetta istituita nel 1999 proprio perchè densamente popolata da diverse specie di cetacei. Le collisioni risultano più frequenti tra aprile e settembre a causa dell’aumento del traffico marittimo, che coincide con un picco nella presenza delle balenottere che in primavera/estate si concentrano nelle acque del Santuario per alimentarsi.

Allo scopo di ridurre il rischio di collisione sono state proposte soluzioni che comprendono la presenza di osservatori a bordo delle navi (deputati a controllare l’eventuale presenza di cetacei sulla rotta), la riduzione della velocità nelle aree di maggior abbondanza di animali, e l’utilizzo di rotte alternative per evitare le zone più popolate dove le collisioni sono più probabili.

Ci auguriamo che ora, anche grazie all’iniziativa spagnola, altri governi, e in particolare quelli firmatari dell’Accordo per il Santuario Pelagos (cioè Francia, Italia e Principato di Monaco) decidano di adottare misure volte a diminuire il numero di collisioni fatali tra imbarcazioni e grandi cetacei.

Simone Panigada

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Per approfondimenti:
http://www.iht.com/articles/ap/2007/02/24/europe/EU-GEN-Spain-Watch-the-Whales.php

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