Un commento
Ho letto con interesse l'intervento di Giovanni Bearzi sul clima che cambia (post del 22 marzo 2007). In occasioni come questa mi torna sempre in mente la sarcastica considerazione del matematico in Jurassic Park, che irride il timore espresso da uno dei protagonisti per la sopravvivenza della vita sulla Terra e la stigmatizza come delirio di onnipotenza; conclude poi amaramente dicendo che non è certo la vita ad essere in pericolo - ben più potente e tenace di qualsiasi intervento umano, sulla scala dei milioni di anni - ma la vita delll'uomo sì (e di qualche altro migliaio di specie, aggiungo io).
E certo non sono indifferente alla sorte dei nostri figli e non credo che "sia vano il nostro arrabattarci in un mondo che cambia così rapidamente": non abbiamo altri strumenti che l'impegno di coloro che partecipano alla formazione del sapere. L’Intergovernmental Panel On Climate Change non è nato da solo e qualche effetto lo sta producendo, mi sembra. Cosa altro potrebbe (forse) convincere il grande pubblico a comportamenti più responsabili e a premere su quelli che contano per scelte - in definitiva - semplicemente più sagge se non un infaticabile richiamo fondato sul patrimonio del sapere, a cui partecipano anche i cetologi?
Mi viene in mente un’altra citazione (mai troppo citata): "resistere, resistere, resistere"; Borrelli si rivolgeva alla onestà intellettuale in forma ampia, che col clima non cambia e di cui il nostro arrabattarci comunque credo voglia fare parte.
Massimo Demma
Disegnatore e Socio onorario dell'Istituto Tethys
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