03 July 2007

Le nostre balene


Ci sono ormai molti libri sui cetacei. Questo è un libro sui cetacei, ma anche sui cetologi. Ho scritto “Le mie balene” dopo oltre 20 anni trascorsi con Tethys, cercando di raccontare l'avventura della nascita della cetologia "di campo" in Italia, a partire da quel giorno in cui Giuseppe Notarbartolo di Sciara approdò alla scrivania di fronte alla mia, nella redazione della rivista "Airone", appena giunto dagli Stati Uniti con un sacco di nuove idee.

Ci furono così la prima spedizione in Adriatico alla ricerca di quei tursiopi che allora non avevamo nemmeno mai visto, seguita da molte altre crociere, con pochi mezzi e molto entusiasmo; poi vennero gli incontri mozzafiato con i capodogli, le stenelle, i grampi, studiati con metodologie sempre più mirate, che nel giro di qualche anno saranno tecniche d'avanguardia. E finalmente, i risultati scientifici, che diventeranno via via sempre più importanti, per giungere infine a delle conquiste in termini di conservazione come la creazione del Santuario del mar Ligure, la proposta dell'istituzione di aree protette in Croazia e in Grecia.

Sono state - e sono - esperienze meravigliose, fatte di momenti emozionanti come quelli in compagnia delle balenottere comuni del Mar Ligure, ma anche di clamorosi imprevisti come quando la guardia costiera jugoslava, a metà degli anni Ottanta, ci scambiò per spie della guerra fredda; ci sono i volontari che da "sempre" ci accompagnano, con il loro prezioso aiuto - a volte colorito da aneddoti e piccole disavventure; ci sono i tanti colleghi che hanno condiviso con me la passione per la ricerca sui cetacei, con una dedizione davvero fuori dal comune, tanto da compiere "acrobazie" per ottenere un campione di feci di balenottera o da starsene ore e ore sulla crocetta della barca per avvistare i globicefali.

Oggi accade più di rado che ci guardino allibiti quando diciamo che studiamo le balene, o che ci chiedano se siamo per caso diretti in Patagonia o nell'Artico; in due decenni la ricerca cetologica in Mediterraneo ha fatto passi enormi e ha contribuito a modificare la coscienza del pubblico in materia di salvaguardia dell’ambiente marino. Eppure, purtroppo, le misure di tutela avanzano lentamente e faticosamente mentre le minacce "galoppano" a ben altra velocità: mentre c'è chi studia gli effetti dei DDT e PCB, adoperandosi per vietarne l'utilizzo, nuovi inquinanti ancor più nefasti vengono riversati nell'ambiente. Mentre si studia l'ecologia di una delle ultime comunità mediterranee del delfino comune, la popolazione svanisce letteralmente sotto i nostri occhi, con ogni probabilità per mancanza di pesce, pesantemente sovrasfruttato dall'uomo.

Eppure in molti ancora ci chiedono: ma perché dedicare tanti sforzi ed energie per studiare animali così remoti e così lontani dal nostro quotidiano? Mescolando un po' di avventura, immagini e dati scientifici spero di far capire anche a chi alla cetologia non si è mai dedicato che ci sono motivi reali per cui “salvati” i cetacei avremo preservato anche tutto il resto dell’ambiente marino: essendo alla fine della lunga catena di interrelazioni tra organismi, i cetacei - così come la nostra specie - possono sopravvivere solo se tutto il resto è un buona salute.

Nel ventennio e più di cetologia nostrana è contenuta in buona parte anche la Storia di Tethys e di coloro che l'hanno fatta nascere e crescere. Ho scritto questo libro, impreziosito dalle foto in gran parte di Tethys, e da una bella prefazione di Giuseppe Notarbartolo, con molto affetto e gratitudine per tutti quelli che mi hanno accompagnato in questi anni. E per le "nostre" balene.

Maddalena Jahoda

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Maddalena Jahoda. Le mie balene, I cetacei del Mediterraneo visti da vicino (Mursia, 156 pagine, 17 Euro).

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