Kalamos, 23 luglio 2007
A Kalamos la settimana inizia bene. Lunedì mattina si esce dal porto verso le otto e facciamo un rapido controllo alle fish-farm di Mityka, poi si procede lungo il transetto A. Il mare è piatto, ma c’è molta foschia e la visibilità è scarsa, quindi le nostre aspettative di avvistare i delfini sono piuttosto basse.
Dopo appena mezz’ora arriva però la smentita: ecco una pinna, poi due, poi altre. Un gruppo numeroso, la cui composizione cambia di continuo. I movimenti sono confusi, tanto da non riuscire a contarli con precisione.
Nel gruppo riconosciamo chiaramente alcuni dei “nostri”, gli individui stanziali, altri invece sono meno distinguibili. Dal ritmo delle respirazioni possiamo presumere che si immergano in profondità per cacciare. La sensazione che ci danno guardandoli dalla superficie è di grande tranquillità, ci trasmettono un senso di libertà.
All’improvviso avviene qualcosa: tre individui, fra cui SimilMoon e il suo giovane, si staccano e accelerano il nuoto. Si dirigono senza incertezze verso la fish farm di Mytika e a giudicare dal loro porpoising, potente ed elegante, hanno anche una certa fretta. Li seguiamo, ma stentiamo a seguire i loro spostamenti tra le gabbie. Alcuni operai alimentano il pesce allevato: il cibo che sfugge ai pesci imprigionati attrae altro pesce libero, fuori dalle gabbie. Ipotizziamo che quest’ultimo sia la preda dei nostri delfini.
Dopo pochi minuti, ecco confermata la nostra teoria… una foto di Silvia ritrae uno dei delfini che stringe qualcosa in bocca, qualcosa di luccicante. A casa, esaminando gli ingrandimenti delle foto digitali, scopriremo che si tratta di un grosso pesce, forse un nasello. Dopo questa piccola scoperta ci godiamo gli ultimi momenti con i delfini, a pochi metri dalla riva (ecco perché si chiamano delfini costieri!).
Per oggi basta così: prua verso Mytika, verso un meritato caffè-frappé.
Giovanni Romagnoni
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